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Schema della luce viva

Proprietà di adattamento ai colori dell’occhio

(Prisma di Isaac Newton – Photo courtesy: Petrucci Marco Lighting Design)

La scheda tecnica di ogni singolo apparecchio e sorgente luminosa riporta un dato tecnico di fondamentale importanza: l’indice di resa cromatica. Le sorgenti possono avere caratteristiche di resa del colore molto diverse, in funzione dello spettro di emissione.  Per ottenere una resa cromatica che si avvicini a quella cui siamo abituati durante le ore diurne, la sorgente luminosa deve avere uno spettro continuo (vedi spettro lampada a incandescenza), per contro i diodi luminosi possiedono spettri relativamente irregolari.

L’indice di resa cromatica (CRI – Color Rendering Index) varia in una scala da 0 a 100. Generalmente alle sorgenti ad incandescenza corrisponde un CRI pari a 100, mentre per la maggior parte dei diodi luminosi corrisponde un CRI 80, alcuni raggiungono CRI 97, le strip led CRI 98.

L’indice di resa cromatica è un sistema derivato da esperimenti sulla visione oculare per valutare l’impatto esercitato da differenti sorgenti luminose sul colore percepito di oggetti e superfici. Due sorgenti luminose diverse, che hanno lo stesso colore in X e Y nel diagramma cromatico, o la stessa temperatura di colore, potrebbero non presentare la stessa distribuzione spettrale.

Se si acquistano due diodi luminosi della stessa marca o serie, nonostante siano identici sulla scheda del prodotto, emettono una luce leggermente diversa in termini di omogeneità cromatica e luminosità. Questo fenomeno non avviene con le classiche lampadine a incandescenza o alogene.

Quando i LED sono apparsi per la prima volta sul mercato, erano molto diversi tra loro nonostante provenissero dalla stessa linea di produzione. Grazie ai progressi della tecnologia, ora sono notevolmente migliorati. Tuttavia, possono ancora presentarsi piccole differenze nella temperatura del colore (misurata in gradi Kelvin), nella quantità di luce emessa (misurata in Lumen) e nella resa cromatica (misurata in CRI). Queste sono causate da fattori imprevedibili come le tolleranze nei componenti utilizzati durante il processo di produzione, in funzione della qualità dello strato di fosforo che viene depositato sul chip LED. Purtroppo, ciò significa che le differenze nella luce dei LED possono essere abbastanza significative da essere riconoscibili all’occhio umano.

Una caratteristica che influisce sulla qualità della luce proveniente da una sorgente LED è la vicinanza di emissione alla linea del corpo nero, come si legge all’interno del triangolo o diagramma di cromaticità CIE in uso dal 1931.

L’evoluzione della produzione porterà sicuramente a migliorare la resa cromatica, pur senza mai raggiungere i risultati di una lampada a incandescenza o alogena.

Come può a questo punto una sorgente alogena essere sostituita da una sorgente LED? 

Se osserviamo una lampadina alogena “nuda” (priva anche dalla presenza fisica e storica dell’ampolla della lampadina a incandescenza) l’occhio percepisce una luce brillante, dinamica e spumeggiante. L’ effetto sparkling light difficilmente riscontrabile osservando una sorgente LED.

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Questa sezione è dedicata al design e alla storia dell'architettura. Cercheremo con l'analisi storica di capire i bisogni attuali e quali saranno gli obiettivi futuri. Inoltre parleremo dei concorsi, le porte di accesso al mercato del lavoro, delle associazioni di settore e dell'indotto reale dietro le multinazionali produttrici di lampade.

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