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Un primo piano di Nanda Vigo

I Grandi Maestri | Nanda Vigo

Nanda Vigo (autoritratto)

“La libertà è sempre stata il punto base fin dall’inizio. Nella vita ho corso qualche rischio, ma senza libertà non può uscire niente.” Nanda Vigo

Nanda Vigo nasce a Milano il 14 novembre del 1936. Cresce in un ambiente frequentato da artisti. Conseguito il diploma di maturità artistica si iscrive al Politecnico di Losanna. Dopo la laurea…

Dialogo tra Nanda Vigo e Franco Raggi – Dicembre 2003

Cosa ti è successo negli anni ‘60?
Negli anni ’60 non so, ti posso dire negli anni ’40. Il mio illuminamento è stata la Casa del fascio di Terragni, l’ho vista da bambina durante la guerra a Como, è stato come scoprire “lo Spazio”, un mondo di possibilità. Anche dopo ho sempre cercato quelle esperienze che facevano uscire l’arte dalle due dimensioni.

Cos’altro hai scoperto poi nella Casa del Fascio?
Il lavoro pittorico di Mario Radice, il fatto che architettura e pittura potevano integrarsi, fondersi, che la seconda non era un accessorio secondario della prima. E poi Terragni mi ha lasciato questa devozione per il vetrocemento che non ho mai più lasciato.

Un imprinting come le oche di Konrad Lorenz; perché il vetrocemento?
Per questa possibilità di trasformare una parete, un volume in luce solida.

È stata importante la pittura?
Sono stati importanti i pittori. Mio padre era amico di Radice e anche specialmente di De Pisis, da ragazzina mi portava da loro. Con De Pisis ho avuto un’intesa straordinaria. Mi ha insegnato l’importanza della ricerca, della precisione, dell’amore e del tutto.

Ma alla fine non hai dipinto?
Ho dovuto farlo all’Accademia, ma la pittura non…non mi rendeva, non mi bastava: più che una terza dimensione avevo bisogno di coinvolgere lo spettatore, la persona…coinvolgerla fisicamente, emotivamente e lo spazio, l’architettura te lo permettono. Per questo ho amato Ponti, per questa rarissima capacità di non concepire separazione tra i modi di fare.

Ma non sei andata da Ponti?
No, dopo la laurea a Losanna sono partita per l’America, sono andata a Taliesin West da Frank Lloyd Wright. Credevo di trovare il grande maestro, un personaggio umano e invece ho trovato un integralista autoritario che trattava male tutti e malissimo gli studenti e li picchiava pure con una bacchetta sulle mani. Insomma non mi è piaciuto per niente.

E che hai fatto?
Sono scappata a San Francisco a lavorare per un grosso studio di architettura, stavano costruendo lo Zellerbach Building, un grattacielo. (…)

Cosa Facevi?
Mi hanno messo a disegnare per due mesi solo armadietti, centinaia di armadietti, una cosa assurda, alienante. (…) non mi interessava e sono scappata un’altra volta, ma all’indietro.

Dialogo tra Nanda Vigo e Franco Raggi (1)

Lucio Fontana e Nanda Vigo ad una mostra( Nanda Vigo con Lucio Fontana – Photo courtesy: Pinterest)

Tra la fine del ’58 e l’inizio del ‘59 torna a Milano, dove conosce Lucio Fontana, Piero Manzoni, Ugo La Pietra e Gio Ponti e frequenta il gruppo degli artisti di Brera. Nel 1962 inizia a collaborare con Lucio Fontana. Nanda Vigo, mentre esercita la professione di architetto e di designer, elabora il concetto di Cronotopia, modalità di intervento sullo spazio mediante l’uso della luce. Da questo momento le sue opere attraversano l’interdisciplinarità: architettura, arte, design e ambiente. Vince diversi premi internazionali come il New York Award of Industrial Design nel 1971 per la lampada “Golgen Gate”. Insegna al Politecnico di Losanna, all’Istituto Europeo di Design di Milano, all’Accademia di Brera. (2)

Luce elettrica

Perché preferisci la luce artificiale?
Perché la puoi progettare meglio, la puoi modificare, in una casa tutta bianca ad esempio miscelando le luci può diventare tutto verde, tutto rosso, tutto blu.

E perché il neon?
Perché tutto quello che non puoi fare con la lampadina lo puoi fare con il neon. La lampadina è un punto fisso, il neon è una linea che puoi girare come vuoi. E poi a me interessa la luce diffusa, la luce impalpabile, sospesa, che non sai da dove viene ma è materia nello spazio.

Perché tanti specchi nel tuo lavoro?
Perché moltiplicano la luce e poi è l’oggetto di design più astratto, più ambiguo.

Trovi che nel design di lampade oggi si privilegi l’oggetto luminoso invece della prestazione illuminotecnica?
Io ho sempre cercato di disegnare con la luce diffusa e quindi non mi piace la lampadina. Mi piace l’architettura che fa luce. Questa cornice di luce è una lampada del ’72, mi pare che qualcuno oggi non l’abbia ancora capita. È un oggetto che fa “anche” luce.

Architettura, Arte, Design e Ambiente

  • 1964 – Milano – Palazzo dell’Arte Triennale – “XIII Triennale” – Utopie

(1964 – Milano – Palazzo dell’Arte Triennale “XIII Triennale” – Utopie – Nanda Vigo – Lucio Fontana – Photo courtesy: Pinterest)

  • 1965 – ’68 – Malo – Vicenza – La casa sotto la foglia

Vista dell'interno della Casa sotto la foglia(1965 – ‘68 – Malo – Vicenza – La casa sotto la foglia – Nanda Vigo – Gio Ponti – Photo courtesy: Pinterest)

Gio Ponti pubblica sulla sua rivista, Domus, il progetto di una casa, offrendone gratuitamente il progetto a chi ne avesse finanziato la costruzione. Un collezionista d’arte moderna (opere di Lucio Fontana, Enrico Castellani, Gruppo Zero) Giobatta Meneguzzo coglie l’occasione e chiede a Ponti di poterla costruire a Malo, Vicenza. Nanda Vigo lavora agli interni e alla progettazione illuminotecnica della residenza la “Casa sotto la foglia” nota come “Lo scarabeo sotto la foglia” Un ambiente sperimentale, rivestito di piastrelle ed eco pelliccia, dove far convergere in maniera integrata le opere degli artisti.

La luce com’era?
Neon, tubi di neon bianco, indiretta, tutta perimetrale, un modo per smaterializzare gli spigoli, i limiti dei volumi.

Alla fine hai fatto uno spazio quasi monometrico e monocromatico, geometrico, tutto di piastrelle bianche: non ti sembra che, rispetto all’ipotesi tollerante di Ponti, il tuo progetto prenda un po’ la mano imponendo al cliente una visione definitiva, un po’ rigida, nella quale non c’è più spazio per evoluzioni e cambiamenti?
Guarda che abbiamo discusso due anni su questi interni e alla fine l’ho convinto perché questo spazio interpreta ed accoglie l’occasione del collezionista per il quale lo spazio è per le opere…la collezione è un fatto totale, una visione,…

Dialogo tra Nanda Vigo e Franco Raggi (1)

Collabora con Arredoluce, nei primi anni Settanta, diretta, in quel periodo da Leli, con il quale aveva una grande complicità. Queste lampade, oltre alla funzione di oggetto che diffonde luce, abitano lo spazio come sculture. Alcune lampade sono diventate icone del design. (2)

  • 1970 – Lampada da terra “Golden Gate” per Arredoluce – Nanda Vigo

Dettaglio della lampada Goldengate progettata da Nanda Vigo(1970 – Lampada da terra “Golden Gate” per Arredoluce – Nanda Vigo – Photo courtesy: Pinterest)
Su uno stelo di metallo si sviluppa un arco di neon. L’originalità di questa lampada è dovuta all’installazione di un LED nel cilindro della base. Questi LED allora utilizzati unicamente dalla NASA, acquistati appositamente negli Stati Uniti. Divenuta archetipo degli anni pop.

  • 1971 – Lampada da terra “Osiris” per Arredoluce – Nanda Vigo
  • 1972 – Lampada da terra “Manhattan” per Arredoluce – Nanda Vigo

La lampada Osiris Manhattan per Arredoluce(Lampada da terra “Osiris” e “Manhattan” per Arredoluce – Nanda Vigo – Photo courtesy: Pinterest)

Lo Studio di via Presolana 5 vede la collaborazione con Nanda Vigo nel 1973, in occasione della XV Triennale.

  • 1973 – Milano – Palazzo dell’Arte Triennale – “XV Triennale”

Ingresso della XV Triennale di Milano(1973 – Italia – Milano – Palazzo dell’Arte Triennale – “XV Triennale” – Photo courtesy: Piero Castiglioni)

Per la XV Triennale lo Scalone d’onore di Palazzo dell’Arte, allestito da Giulio Confalonieri e Nanda Vigo con al centro, la Sigla luminosa dell’Esposizione, di Livio e Piero Castiglioni. “Nello scalone la parete di fondo del primo pianerottolo, era occupata da un grande pannello luminoso, formato da 855 lampadine argentate di cui una parte si accendeva e si spegneva ad intervalli prestabiliti, lasciando apparire, luminoso, un grande 15, il 15 della Triennale 1973”. (3) L’atrio e lo scalone venivano allestiti in modo da servire come luogo di incontro fra pubblico e artisti.

Tra i maestri del design italiano delle origini chi c’è oltre a Ponti?
…nessuno…anzi no, Livio Castiglioni, era curioso, aperto, innovativo, sperimentava e usava poeticamente l’innovazione, era un teorico pratico e ha insegnato tutto ai suoi fratelli.

Dialogo tra Nanda Vigo e Franco Raggi (1)

Bibliografia:
(1) Courtesy Franco Raggi: Dialogo tra Nanda Vigo e Franco Raggi pubblicato su Flare – Architectural Lighting Magazine – n°34 – dicembre 2003 – pag. 12
(2) Nanda Vigo. “Nanda Vigo: Light is Life”, 2006, Milano, Johan & Levi Editore
(3) Domus, 530, gennaio, 1974

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Questa sezione è dedicata al design e alla storia dell'architettura. Cercheremo con l'analisi storica di capire i bisogni attuali e quali saranno gli obiettivi futuri. Inoltre parleremo dei concorsi, le porte di accesso al mercato del lavoro, delle associazioni di settore e dell'indotto reale dietro le multinazionali produttrici di lampade.

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